10 gennaio 2012

L'INGLESE - Daniel Silva - 2002



Leggo molto e frequento spesso una libreria che offre una selezione ricca di libri usati. Girando di qua e di là mi capita di fare conoscenza con altri amanti della lettura e come me alla ricerca di libri usati. Alla ricerca di novità, di titoli nuovi, di nuovi scrittori. Pochi gli stranieri letti da me soprattutto nessun americano oltre a James Ellroy e la curiosità mi ha spinto ad accettare il consiglio di acquistare questo libro praticamente ormai quasi introvabile nuovo. Datato 2002, fa parte di una collana di 10 romanzi che come protagonista vedono Gabriel Allon e i servizi segreti israeliani in un intricato gioco politico, economico e storico che coinvolgono la Germania pre e post bellica, la Svizzera sempre neutrale rispetto alle guerre ma al servizio di chiunque disponga di denaro o beni di lusso, non a caso definita la prostituta d'Europa e la Corsica che ospita un sicario infallibile.

Subito posso dire che si tratta di un thriller che scorre tranquillo, apparentemente tranquillo. Personaggi di spicco oltre all'israeliano Gabriel Allon, occasionale collaboratore del Ministero della Difesa Israeliano ma per vocazione restauratore di quadri e opere d'arte (come per i nazisti cattivi e gli avidi banchieri si nota anche in Gabriel questo abbinamento, questo Leitmotiv di cattiveria, terrorismo, killeraggio e amore per l'arte e per il bello) , Anna Rolfe figlia di un banchiere svizzero che aveva rapporti economici speciali con i gerarchi nazisti durante il secondo conflitto mondiale e l'Inglese un sicario di origini Corse che opera in tutto il mondo.

I temi trattati sono molti, non solo il banale omicidio ma tratta in maniera fredda e apparentemente impersonale il problema dell'antisemitismo del periodo bellico, il problema della corrutibilità dell'essere umano, l'avidità, il passato che non passa mai e a tratti la passione per l'arte, la pittura, la musica e per il bello.

Il libro scorre bene e può essere una piacevole lettura ma trovo deludente il solito riferimento al tedesco cattivo che non si pente mai, allo svizzero che in nome dell'avidità ha abbracciato cause inaccettabili e che banalmente si pente alla fine della sua vita, trovo banale la figlia del banchiere svizzero che ripudia suo padre per tutta la vita, accettandone però il benessere economico senza chiedersene la provenienza, che si riavvicina alla figura paterna solo dopo la scomparsa per omicidio e solo dopo la dichiarazione di pentimento, trovo anche banale che la protagonista accetti cultura, religione ebraica  e persino collaborazione con i servizi segreti israeliani per amore del protagonista. Banale anche la figura dell'Inglese, sicario implacabile con un'apparente coscienza che leggo più come un overdose di omicidi e sangue che non come voglia di cambiamento o pentimento.

Non credo che nel prossimo futuro acquisterò e leggerò gli altri romanzi di Daniel Silva, non a breve almeno!
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